domenica 7 febbraio 2010
INCREDIBILE PROPONIAMO L'INTERVISTA DI APPENA 7 GIORNI FA' A DIPIETRO
1 Febbraio 2010
De Luca non e' l'alternativa.
Riportiamo intervista di Di Pietro pubblicata dal suo sito.
Antonio Di Pietro: Ma mica De Luca se l'è comprato, il Pd? Mica ce lo ha detto il Padreterno che deve essere lui? Non è assolutamente il nome adatto per dare alla Campania la svolta che merita. Non vedo perché impiccarsi al ricatto, alla forzatura di uno solo. L'accordo con il Pd resta ed è forte in tutte le altre undici regioni.
Repubblica: Di Pietro, il veto dell'Idv resiste anche dopo la designazione ufficiale del Pd?
Antonio Di Pietro: C'è un equivoco. Non c'è un veto dell'Idv. C'è un nome che il Pd propone e sui cui praticamente il resto della coalizione non è d'accordo.
Repubblica: C'è chi nota una contraddizione: lei ha sempre auspicato discontinuità dopo il quindicennio di governo bassoliniano, e De Luca si è imposto proprio con questo slogan. Ora, in sintonia con i bassoliniani, chiedete un passo indietro a De Luca.
Antonio Di Pietro: Ma io voglio uscire dalla logica della lotta tra cacicchi o tra sultani. Non mi interessa. Allora, se la suonano e se la cantano tra loro? Noi diciamo che la candidatura di De Luca non unisce, ma divide. Di più. Osservo che è lui come candidato ad essere solo, non il centrosinistra ad essere spaccato. E vogliamo veramente regalare la Campania al centrodestra, al Cosentino?
Repubblica: Quali sono le vostre ragioni contro l'opzione De Luca?
Antonio Di Pietro: Una ragione politica e un'altra etica. Politicamente, non possiamo mettere la stessa faccia che governa da anni e anni il suo pezzo di territorio e spacciarla per il nuovo. La sua politica non rappresenta la discontinuità. Noi dell'Idv non siamo per la politica del meno peggio, della rassegnazione.
Repubblica: L'altra motivazione riguarda i due processi in cui è implicato il sindaco di Salerno?
Antonio Di Pietro: Sì. Suggerirei all'imputato De Luca di impiegare il suo tempo a difendersi nei processi. Ne avrà di cose da ricostruire e da dire.
Repubblica: Vendola auspicava, in alternativa, un candidato della società civile: è d'accordo?
Antonio Di Pietro: Certo. Avevamo ragionato e condiviso alcuni nomi.
Repubblica: Come i rettori, Guido Trombetti o Raimondo Pasquino.
Antonio Di Pietro: Certo, su Trombetti c'era un'intesa. Siamo per la discontinuità vera, non di facciata, non gridata.
Repubblica: Il caso Campania non mette in discussione nulla dell'accordo con Bersani?
Antonio Di Pietro: Non solo non tocca la nostra alleanza, ma voglio sperare con tutte le mie forze, fino al momento di depositare i nomi e le liste, che anche in Campania si realizzi questa coalizione. Che ci sia una compattezza del centrosinistra su un candidato condiviso.
Repubblica: De Luca non pare intenzionato a fare un passo indietro: il suo nome è uscito da quelle primarie, poi andate deserte.
Antonio Di Pietro: Ma che senso avevano le primarie interne al partito? Il Pd non può stare alla forzatura, o al ricatto, di un nome. La Campania deve voltare pagina. Una stagione del centrosinistra è finita.
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sicuramente di pietro si sarà venduto al mercato delle vacche per un balla di fieno lui che è un zappiello(con tutto il rispetto per i zappielli)
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