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domenica 7 marzo 2010

De Luca e la monnezza.

A parlare di mafia, appalti, legalità, trasparenza c’è il rischio concreto di lasciare alle proprie spalle la realtà quotidiana. Si vola alto, dunque si sorvola sui problemi concreti. Le soluzioni ai massimi sistemi sono decantate con l’entusiasmo dell’Ave Maria. De minimis non curat praetor, si sa. Stupisce, però, che le minuzie sfuggano agli occhi di chi si è proclamato campione degli amministratori, fior fiore dei sindaci.
A riportare i palloni aerostatici in terra basta una pietruzza. Così invitiamo a gettare un’occhiata fugace sull’immagine in testa a queste righe, pubblicata pochi giorni orsono sull’edizione locale de Il Mattino. A due passi dalla movida fracassona ed equivoca, c’è il vero centro storico di Salerno, non quello artificiale dei localini emuli di una Spagna invertebrata. Ebbene, un gioiello – Sant’Andrea de’ Lama - è coperto dalla monnezza. La stessa che ci assicuravano essere sparita dalla città per effetto della miracolosa raccolta differenziata. Chiaramente nessuno se ne frega degli edifici storici. E’ un vizio comune a destra e sinistra. Siamo certi che la giustificazione sarà data con un’invettiva degna di Demostene contro i cafoni del luogo ed i parroci rei di non consegnare le Chiese all’amministrazione, alla Sovrintendenza o ad associazioni di volontariato, quasi che dovesse il clero gentilmente accomodarsi fuori dagli edifici di culto. E dopo la filippica non cambierà nulla, al contrario di quanto gattopardescamente si grida ai quattro venti. La musica resterà la stessa, perché il direttore d’orchestra è sempre il medesimo da troppo tempo.
Diamine, però farsi alfiere della salernitanità e tollerare uno scempio simile è un non senso.

Scricciolo

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